C’è un principio che sembra sempre più diffuso quando si parla di digitale, sicurezza e minori: per tutelare chi è più fragile, è legittimo restringere la libertà di chiunque.

Il recente obbligo di identificazione, per quanto mediata, (tramite SPID o CIE) per accedere a siti con contenuti per adulti, introdotto da AGCOM, non è solo una misura tecnica. È un precedente culturale.

Possiamo sperare che nasca da buone intenzioni.
Ma, ribaltando il rasoio di Hanlon, forse non possiamo più accontentarci di spiegare tutto con l’incompetenza o la goffaggine burocratica.
A volte la semplificazione, o il controllo, sono una scelta precisa.
Non un errore.

💡 Il problema non sono i contenuti “per adulti”, ma il principio:
stiamo costruendo – e legittimando – un’infrastruttura di accesso condizionato a contenuti legali, in cui per esercitare un diritto occorre esporsi, identificarsi, lasciare tracce.

Oggi riguarda la pornografia, e il sentire comune varia dall’approvazione al disinteresse.
Domani lo stesso meccanismo potrebbe essere applicato a contenuti che parlano di suicidio assistito, interruzione di gravidanza, identità di genere, diritti civili o persino su attivismo politico, sempre con il pretesto di tutelare minori e persone fragili. Allora, forse, riusciremmo a capire quanto fragile sia il confine tra tutela e sorveglianza.

📌 L’abbinamento tra identità e contenuto non è neutro.
📌 La privacy non è l’ombra del sospetto, ma il diritto alla ricerca, alla curiosità, al dubbio.
📌 Un’infrastruttura nata per “proteggere” può diventare, silenziosamente , una macchina di controllo perfetta.

In un tempo che corre verso il tracciamento totale, non servono più filtri o recinti.
Servono educazione digitale, pensiero critico, responsabilità condivisa.

E no, per fortuna non è solo la mia opinione,. È la posizione di tante voci dell’attivismo digitale che continuano a ricordarci che la libertà non si difende solo quando è comoda.

👁‍🗨 Il controllo non può sostituire l’educazione.
🧭 La sicurezza non può venire a scapito della libertà.

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