📈Viviamo nell’era dei dati, in una realtà in cui tutto è misurabile e classificabile. Ma ci siamo mai chiesti chi decide che cosa conta e cosa no? Ed è proprio questa la domanda centrale di Donata Columbro nel suo libro imprescindibile “Quando i dati discriminano. Bias e pregiudizi in grafici, statistiche e algoritmi”.
Scrittrice, giornalista, data humanizer e femminista dei dati e autrice di una bellissima newsletter (link nel primo commento), Domata Columbro, in questo libro, ci guida con chiarezza e passione attraverso un tema complesso ma cruciale: come i dati che raccogliamo e usiamo, anche con le migliori intenzioni, possono perpetuare disuguaglianze.
👉Il punto di vista di una data humanizer, per chi come me si definisce un informatico umanista, é un valore fondamentale nella comprensione di come utilizziamo i dati: invita a un cambio di prospettiva radicale, che mette al centro le persone, non i numeri, e sottolinea la responsabilità, per chi lavora con i dati, di umanizzarli, contestualizzarli e riconoscere l’impatto potenziale che possono avere sulle vite di chi (non) rappresentano.
‼️Non si tratta solo di errori o negligenze. La discriminazione attraverso i dati è una forma di violenza. È invisibile, sistematica e spesso sfugge al nostro controllo, perché nascosta nei grafici, negli algoritmi, nelle decisioni automatizzate. È la violenza che esclude da un’opportunità di lavoro per via di un bias nel sistema di selezione automatica. È la violenza verso chi si vede negato un prestito perché i suoi dati non corrispondono al profilo “ideale”. È la violenza verso le persone che non vengono rappresentate, o peggio, vengono mal rappresentato nei numeri che modellano e regolano le politiche pubbliche.
Per chi, come me, opera nel mondo della tecnologia, della raccolta fondi o della gestione dei dati, questo libro offre una lezione fondamentale: prima di chiedersi quali dati raccogliere, dobbiamo chiederci perché li vogliamo raccogliere. Non basta avere dati. Serve averne cura. Serve raccoglierli in modo etico e utilizzarli con consapevolezza.
🤯💡Un passaggio del libro che trovo particolarmente potente è:
➡️“Quello che scegliamo di contare è, alla fine, quello che conta”.
Questa frase per me é diventata la definizione perfetta del termine dato: pensare ai dati in questi termini significa assumersi la responsabilità di una scelta.
E allora: che cosa vogliamo davvero contare? E come possiamo far sì che ciò che contiamo rispecchi la realtà e non i nostri pregiudizi?
Buona lettura e, se vi fa piacere, aspetto le vostre riflessioni!👇
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