📚 LibroDelVenerdì: Fisica Sociale di Alex Pentland
Ho da poco iniziato a leggere “Fisica Sociale” di Alex Pentland, un testo che mi ha incuriosito dopo averlo trovato citato come riferimento ne “Il capitalismo della sorveglianza” di Shoshanna Zuboff. In quel contesto, il libro appariva quasi come un “manuale tecnico” della società strumentalizzata, dove il dato e l’algoritmo non solo osservano, ma plasmano e controllano il comportamento collettivo.
La premessa di Pentland è affascinante: le interazioni sociali producono schemi di comportamento prevedibili, e grazie ai dati, possiamo non solo comprenderli ma influenzarli. Eppure, questo stesso potenziale è il cuore del problema. Se da un lato questi modelli ci permettono di ottimizzare i sistemi urbani o incentivare comportamenti virtuosi, dall’altro ci avvicinano al rischio di una società alveare, dove le dinamiche umane vengono ridotte a schemi e numeri.
La mia riflessione parte da qui: in un mondo in cui lo scoring sociale e la raccolta continua di dati sono strumenti di controllo, come possiamo resistere senza ricadere nel luddismo o in una disconnessione totale? È possibile immaginare un uso diverso della tecnologia, che non annichilisca la persona ma la rafforzi come cittadina attiva?
Voi sareste pronti a rinunciare alla vostra individualità e alla libertà per essere plasmati in un modello normalizzato e quindi prevedibile che garantirebbe la possibilità di fermare sul nascere guerre, epidemie o altre brutture?
Non so ancora se Fisica Sociale offrirà risposte o ulteriori domande, ma già dalle prime pagine emerge un conflitto centrale: l’osservazione dei comportamenti non è mai neutrale. Pentland lo descrive bene, anche senza soffermarsi troppo sulle implicazioni etiche. L’atto stesso di misurare un fenomeno sociale lo modifica, e spesso lo fa in direzioni che rappresentano l’interessa di chi misura e non di chi è misurato.
Per ora, il libro sembra muoversi sul crinale di un dilemma affascinante e inquietante: possiamo utilizzare il potere dei dati per costruire una società più giusta senza cadere nella trappola di una “società strumentalizzante”?
Se avete letto il libro o siete curiosi di approfondire il tema, vi invito a riflettere con me su queste domande. Come sempre, non credo esistano risposte semplici, ma penso valga la pena cercarle.
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