Ieri ho avuto il piacere di partecipare all’evento “Far contare ciò che conta: dati, esperienze e strategie nella raccolta fondi” promosso da iRaiser.

Un bel momento di confronto condiviso – letteralmente – con Michele Messina, con cui da tempo incrociamo pensieri e riflessioni sul tema del tracciamento e dell’uso consapevole dei dati.

È stata un’occasione preziosa non solo per condividere idee ma anche per ascoltare dare corpo ad alcune riflessione che da un po’ stanno prendendo forma nei miei pensieri.

Il primo spunto, che ho lanciato a Michela Gaffo come provocazione, riguarda l’idea di pensare a un fundraising data-oriented più che data-driven: non tanto un approccio in cui i dati decidono, ma in cui ci accompagnano, ci sostengono, ci orientano.

Il secondo nasce dall’idea del mio intervento: a volte vale la pena raccontare anche quei casi che non brillano per risultati straordinari, ma che mostrano un percorso. Un inizio. Una direzione. Perché partire – anche in piccolo – è già qualcosa di molto importante: un lungo viaggio inizia con un passo, diceva qualcuno.

Sono spunti che si legano a un ragionamento che alberga in me da un po’: la necessità di smitizzare alcuni modelli granitici, di accettare che la complessità non è un ostacolo ma un dato di fatto, e che mettersi in discussione è una virtù, non una debolezza.

Ieri, questa sensibilità è emersa in tanti interventi, e credo sia un segnale incoraggiante.

Grazie a Valentina Foschiche ha avuto il coraggio di metter me e Michele sullo stesso palco e a tutto il team di iRaiser per aver creato questa occasione di confronto, e per aver reso possibile un momento di ascolto e riflessione.

E visto che l’AI mi ringiovanisce al posto della foto metto il disegno 🙂

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