Mi è tornata in mente, leggendo questo articolo del Guardian (lin nel primo commento), quell’idea che avevo avuto anni fa: fare un test del DNA per scoprire non solo da dove vengo, ma anche cosa potrei diventare. Non l’ho mai fatto. Non per pigrizia, ma per una strana combinazione di fascinazione e paura.

La fascinazione è quella che tanti di noi provano per la tecnologia. La promessa di conoscenza, di controllo, di possibilità. Chi non vorrebbe sapere tutto, anche ciò che oggi ancora ci sfugge?

La paura, invece, nasce dal sospetto che in quel sapere ci sia sempre un prezzo. Un prezzo che, a volte, non paghiamo noi. Lo pagano i nostri dati, le nostre scelte future, le persone che verranno dopo. Quando la nostra eredità genetica diventa un asset, un capitale informativo da cui trarre profitto, allora la domanda non è più “cosa posso scoprire?”, ma “chi può usare quello che scoprirò, e a quale scopo?”.

In mezzo, come sempre, ci siamo noi: cittadini, utenti, consumatori. Talvolta inconsapevoli. Talvolta troppo fiduciosi. Talvolta paralizzati.

Tecnofilia e paranoia convivono in questo tempo ibrido. E non si escludono a vicenda: forse servono entrambe per restare umani in un mondo che chiede sempre più dati in cambio di sempre meno mistero.

In questo caso però non è solo una questione di tecnofilia e di paranoia: quando si parla di di DNA tornano alla mente temi come l’eugenetica e i censimenti razziali. Chi metterà le mani su quei dati e che cosa deciderà di farci?
Non è fantascienza, purtroppo, né paranoia: è uno spettro del passato che si riflette su un futuro molto incerto.

Voi che ne pensate? Avete mai avuto la tentazione di fare un test del DNA?

Original LinkeIn Post: https://www.linkedin.com/posts/almagio_tecnofilia-e-paranoia-ovvero-di-quando-volevo-activity-7315127522940100608-J_NI