C’è un modo di comunicare che non urla, che non invade, che non forza, ma sussurra per farsi capire e, soprattutto, che ascolta.

Qualche anno fa mi colpì una newsletter di Colvin arrivata poco prima della festa della mamma, in cui era scritto qualcosa tipo:
“Tra qualche giorno partirà la nostra campagna per la festa della mamma. Se per te questo è un momento delicato, se preferisci non ricevere questi messaggi, puoi fare una pausa. Te la offriamo volentieri.”

Mi sembrò una cosa bellissima. Semplice. Sensibile. Umana.
Non empatica nel senso markettaro del termine, ma autentica: un gesto piccolo, ma immenso.

Per una volta, una comunicazione che non cerca solo di vendere, ma che si ferma un attimo, si guarda intorno e si chiede: “Ehi, come stai davvero?”

Da allora ho cercato di portare quello stesso spirito nel mio lavoro.
In Dynamo, due anni fa, con l’aiuto dei partner di MagNews (grazie Marco e Emiliana), abbiamo pensato un meccanismo per fare lo stesso con i nostri donatori.
Perché soprattutto nel non profit, nella raccolta fondi, si può scegliere di parlare con le persone e non solo alle persone.

Ieri ho ricevuto la stessa attenzione da un brand che amo molto: Tiffany & Co.
E mi ha fatto molto piacere. Perché questa sensibilità, che una volta sembrava un vezzo, oggi sta diventando una pratica.
Dai fiori al non profit, dalla tecnologia al lusso.

È un bel segnale.
E ci ricorda che non c’è marketing migliore dell’attenzione.
Verso chi ascolta. Non solo verso ciò che vogliamo dire.

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