Condividere è parte di me. Che si tratti di una scoperta linguistica, un ristorante interessante, o un’idea brillante per risolvere un problema, trovo un piacere genuino nel mettere in comune esperienze e conoscenze. È un gesto che non solo arricchisce chi riceve, ma anche chi dona: contribuisce a creare un circolo virtuoso di apprendimento, collaborazione e, forse, un po’ di buon karma.

😟 Eppure, c’è una dinamica che ho notato sempre più spesso, qualcosa che potrei definire “l’asimmetria della condivisione”. Mentre io tendo ad aprirmi senza remore, a volte trovo dall’altra parte una certa ritrosia, quasi una “gelosia” delle conoscenze. È una barriera che mi lascia perplesso e che solleva alcune domande.

😰 Da un lato, mi chiedo se il mio entusiasmo non venga percepito come una sorta di arroganza: il gesto di chi sembra voler sottolineare il proprio sapere. Dall’altro, quando questa ritrosia appare più intenzionale, mi domando se sono io a essere ingenuo nel condividere apertamente idee e competenze, senza protezioni o strategie.

❤️ Qualunque sia la spiegazione – timidezza, malizia o semplice differenza di stile – trovo interessante riflettere su come gestiamo il flusso di informazioni e idee nel nostro lavoro e nelle nostre vite. È un tema che, credo, meriti un dibattito più ampio, perché in fondo è nella condivisione che si costruisce la fiducia e si alimenta il progresso.

👉 E voi, che ne pensate? Come vi relazionate alla condivisione, sia in ambito personale che professionale? C’è un equilibrio che avete trovato o sentite anche voi questa asimmetria? Mi piacerebbe sentire la vostra opinione. 👇

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