Quando si sceglie una tecnologia, spesso ci si concentra su due criteri principali: l’esigenza immediata e il prezzo.
Il problema è che il prezzo non è il costo.
Chi ha lavorato nel mondo dell’informatica conosce bene il concetto di Total Cost of Ownership (TCO): il vero costo di una tecnologia non è solo quello che paghi all’acquisto, ma include manutenzione, configurazione, assistenza e, soprattutto, la capacità di evolversi nel tempo.
Un sistema apparentemente gratuito potrebbe avere costi di gestione e sviluppo altissimi, mentre un’alternativa a pagamento potrebbe includere supporto e aggiornamenti che lo rendono più sostenibile nel lungo termine.
Ma c’è un altro aspetto sottovalutato: il rischio di restare intrappolati in una gabbia tecnologica.
Prendere una decisione basata solo sull’urgenza significa, spesso, non considerare cosa accadrà tra pochi mesi o anni.
Un esempio? I sistemi per la gestione delle donazioni ricorrenti: una volta attivati, diventa complicato abbandonarli, perché ogni cambiamento impatta sulla relazione con i donatori. Lo stesso vale per CRM, gestionali o altre infrastrutture digitali: quanto è facile integrare strumenti terzi? E soprattutto, è possibile migrare i dati se le esigenze cambiano?
E qui entra in gioco il “Bus Factor”. Se una tecnologia dipende da una singola persona o da un piccolo team senza piani di successione, basta un imprevisto (o una fortunata vincita alla lotteria!) per mettere in crisi un’intera organizzazione. È un problema particolarmente sentito nel non profit, dove molte realtà si affidano a soluzioni sviluppate in casa o a software che hanno una bassa resilienza strutturale.
Pensare alla gestione del cambiamento nel momento in cui si sceglie una tecnologia non è eccesso di prudenza, è strategia. Come in una relazione, pochi pensano al momento della separazione quando tutto va bene. Eppure, avere un “contratto prematrimoniale” tecnologico può fare la differenza tra un cambiamento sostenibile e una crisi operativa.
La vera domanda non è solo “quanto costa oggi?” ma “quanto costerà domani cambiare questa scelta?”
E voi, avete mai sperimentato una gabbia tecnologica da cui è stato difficile uscire?
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